Posare per credere…

Manco a dirlo, sono foto in posa.
Ma lui non sa di essere in posa e per questo la foto è simpatica e naturale.
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il piccolo Simone è in posa |
In una stanza vuota con le luci puntate addosso e un fondale neutro il nostro soggetto sicuramente ci chiederà cosa deve fare e non possiamo lasciarlo in balia di sé stesso dicendogli di fare qualcosa, quello che vuole e sperare di trovare lo scatto giusto: dobbiamo dare delle indicazioni semplici, chiare che sia in grado di eseguire.
Se stiamo lavorando con un modello o modella professionista per realizzare delle immagini pubblicitarie, di moda, per un look-book o un catalogo ci aspettiamo ovviamente che sappia eseguire correttamente un certo numero di pose e capire tutte le nostre indicazioni, per cui possiamo guidarlo in modo che faccia esattamente quello che vogliamo.
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Francesco Gargiulo – attore |
Se stiamo scattando un test o un book per un aspirante modello o modella dovremo invece spiegar loro quali sono le pose che è necessario eseguire e come eseguirle senza errori, trovando delle alternative qualora si trovino in grossa difficoltà.
Se non stiamo fotografando né un modello, né un aspirante tale, ma qualcuno che ha bisogno di una
foto per il curriculum, il profilo Linkedin, la pagina web della propria impresa, un ritratto familiare, un book per ragazzi o bambini, dobbiamo capire quello che il soggetto è in grado di fare, fin dove può seguirci e guidarlo.
Io normalmente procedo così: inizio con un’indicazione semplice e non troppo precisa, tipo “stai in piedi con il piede sinistro un po’ più avanti”. In questo modo il soggetto inizia ad eseguire un ordine e si sente guidato; soprattutto è una richiesta semplice e riesce a metterla in pratica. Su come mettere le mani, da che parte guardare, se inclinare la testa e tutto quello che non ho specificato, farà come si sente più a suo agio, risultando quindi naturale.
A questo punto cerco di identificare cosa non funziona: spesso sono le mani o l’inclinazione della testa. Per comunicare come deve modificare la propria posa, mi metto davanti a lui come se fossimo allo specchio e inizio a modificare una cosa per volta partendo dai punti più problematici.
Se la persona mi segue e cambia posa restando sciolto procedo ad affinare, se invece si irrigidisce diventando impacciato e poco credibile uso lo stesso metodo che uso per i bambini: faccio compiere più volte lo stesso gesto e prendo una serie di istantanee.
Se guardate la foto di Francesco, non direste assolutamente che è in posa, visto che semplicemente tiene le mani in tasca, in un gesto molto naturale e normale. Infatti come prima cosa gli ho chiesto di stare in piedi con le mani in tasca. Se però non avessi curato alcuni dettagli facendogli migliorare la posa, la foto avrebbe avuto un certo numero di problemi. Il fatto che non sia perfettamente frontale, che abbia la gambe leggermente divaricate con la destra un po’ più avanti, che il braccio sinistro sia staccato dal corpo, la mano in tasca che spunta appena dalla manica e la testa lievemente inclinata a sinistra, può sfuggire o sembrare irrilevante, ma non lo è affatto. Sono le piccole differenze tra una foto dove il soggetto risulta comunicativo e cool e quella in cui sembra un salame.
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